Dal 19 al 22 gennaio 2021 si svolgerà, in diretta sui canali FB del Cineforum Teramo e del progetto Radici, e sulla piattaforma twitch, Assembramenti Live Festival, in cui verranno proiettati tutti i video realizzati dai ragazzi che hanno partecipato ai laboratori del progetto l’Occhio del luogo. Alla diretta parteciperanno innanzitutto gli alluni e i docenti degli Istituti scolastici coinvolti, ma anche genitori, nonni, zii, insomma tutte le figure parentali ma anche i semplici cittadini che a vario titolo sono stati coinvolti nel progetto. 

Il progetto, iniziato a giugno 2018, ha coinvolto direttamente più di 420 ragazzi, diversi istituti scolastici e 7 comuni delle aree interne della Provincia di Teramo. Sono state girate più di 100 ore di interviste e coinvolte, nelle restituzioni pubbliche e in streaming, più di 3000 persone del territorio di riferimento. I laboratori de l’Occhio del luogo fanno parte del più ampio progetto di rete denominato Radici-Ricostruire l’avvenire di una comunità integrata sostenuto dall’impresa sociale Con i bambini.

Questo il calendario degli incontri:

  • Martedì 19 gennaio ore 18:00 – Istituto Comprensivo Falcone e Borsellino 
  • Mercoledì 20 gennaio ore 18:00 –  Istituto Comprensivo Statale Campli
  • Giovedì  21 ore 18:00 –  Istituto Comprensivo Montorio-Crognaleto 
  • Venerdi 22 ore 18:00 – Comuni di Colledara e Castel Castagna 

Un progetto iniziato due anni fa e che ha avuto come centro focale la scoperta del cinema come terreno di confronto e di gioco intorno al quale mettere ragazzi, educatori, esperti di settore e tutta la comunità educante. Attraverso un percorso laboratoriale incentrato sull’intervista audiovisiva e sulle sue svariate articolazioni, i ragazzi hanno potuto raccontare se stessi e la comunità in cui vivono, mettere di fronte alla telecamera nonni, zii, ma anche personaggi del paese alla ricerca di storie del passato ma anche per confrontarsi sui temi dell’oggi – immigrazione e razzismo ad esempio. 

Attraverso il gioco del cinema, e grazie alla sua dimensione di lavoro collettivo e spiccatamente relazione, i ragazzi hanno  quindi potuto superare steccati e isolamenti; e ancora, con il coinvolgimento delle famiglie, di anziani in particolare, i ragazzi hanno recuperato la memoria del luogo, l’hanno riscoperta e rimessa in circolo, hanno potuto mettere in prospettiva lo spazio che abitano, assegnarli una profondità e una curiosità nuove e per questo anche una nuova abitabilità. 

Infine, ed è forse l’aspetto più interessante, il lavoro delle interviste e del coinvolgimento delle figure parentali, nelle zone nelle quali abbiamo operato, ha coinvolto sistematicamente genitori italiani e spesso, quasi sempre, genitori stranieri. Il confronto intergenerazionale è diventato cosi tra culture differenti, tra visioni del mondo, finendo per mettere a confronto spesso le emigrazioni di ieri, nelle parole dei nonni italiani, e le immigrazioni di oggi, con il loro carico di drammatica quotidianità, nelle parole dei genitori stranieri.

Ma il biennio di attività del Cineforum Teramo dentro il progetto Radici non è stato solo in classe, dentro le aule dei numerosi istituti scolastici coinvolti: l’azione l’occhio del luogo si è dispiegata anche in estate, attraverso laboratori estivi che hanno coinvolto direttamente le famiglie interessate grazie all’intervento dei Comuni; e a conclusione di ogni laboratorio si sono svolte delle straordinarie proiezioni molto partecipate in spazi caratteristici. Proprio in questi casi il cinema ha dispiegato tutta la sua forza comunitaria e sociale, particolarmente importante in luoghi segnati dagli eventi disgreganti di terremoti e disastri ambientali ben noti. 

La parte conclusiva del nostro lavoro, ad aprile, si è svolta, come per tutti, sotto lo scacco della pandemia: ma anche in questo caso il nostro progetto di ricerca visiva non si è arrestato, e ci ha spinto ulteriormente in avanti, mettendo in discussione le domande dalle quali eravamo partiti: come il cinema diventa strumento di contrato della povertà educativa e con quali ricadute sui ragazzi e sulla comunità? E come lo strumento audiovisivo influenza il racconto delle lacerazioni che ha subito il nostro territorio con il terremoto? 

Queste domande si sono quindi trasferite dentro un’altra emergenza, dentro un’altra ed improvvisa lacerazione:  la chiusura domestica, l’isolamento, la paura dell’infezione e l’inevitabile abbandono della dimensione della relazione scolastica. Ognuno di noi ha sperimentato, durante il confinamento, un momento unico, in cui sono sorti nuovi pensieri e attenzioni per tutto ciò che ci circonda; ma ognuno ha reagito in base alla propria sensibilità , determinata anche da dove si vive e da cosa si fa. Abbiamo quindi avviato un percorso laboratoriale nuovo, basato sulla registrazione audiovisiva, attraverso il cellulare, dei piccoli momenti della vita quotidiana: lo abbiamo chiamato il  “diario delle sensazioni”, riprese di due minuti o poco più, in cui i ragazzi dovevano provare a mettere in immagine le proprie sensazioni riprendendo, ad esempio, la differenza tra il dentro e il fuori della propria abitazione, cosa accadeva fuori dalla finestra oppure i piccoli dettagli a cui di solito non prestiamo attenzione e che nel tempo dilatato del confinamento, sono diventati evidenti.